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Civita di Bagnoregio  e Orvieto

Civita è una frazione del comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, nel Lazio, facente parte dei borghi più belli d'Italia, famosa per essere denominata "La città che muore"Si trova nella valle dei calanchi, un'area situata tra il lago di Bolsena ad ovest e la valle del Tevere ad est, nel comune di Bagnoregio. È costituita da due valli principali: il Fossato del Rio Torbido e il Fossato del Rio Chiaro. In origine questi luoghi dovevano essere più dolci e accessibili ed erano attraversati da un'antica strada che collegava la valle del Tevere al Lago di Bolsena. La morfologia di quest'area è stata provocata dall'erosione e dalle frane. Il territorio è costituito da due formazioni distinte per cronologia e tipo. Quella più antica è quella argillosa, di origine marina e costituisce lo strato di base, particolarmente soggetto all'erosione. Gli strati superiori sono invece formati da materiale tufaceo e lavico. La veloce erosione è dovuta all'opera dei torrenti, agli agenti atmosferici, ma anche al disboscamento. Abitata da sole sedici persone (al 2011) e situata in posizione isolata, Civita è raggiungibile solo attraverso un ponte pedonale in cemento armato costruito nel 1965. Il ponte può essere percorso soltanto a piedi ma il comune di Bagnoregio, venendo incontro alle esigenze di chi vive o lavora in questo luogo, ha emesso una circolare in cui dichiara che, in determinati orari, residenti e persone autorizzate possono attraversare il ponte a bordo di cicli e motocicli. La causa del suo isolamento è la progressiva erosione della collina e della vallata circostante, che ha dato vita alle tipiche forme dei calanchi e che continua ancora nel ventunesimo secolo, rischiando di far scomparire la frazione, per questo chiamata anche "la città che muore" o, più raramente, "il paese che muore".

Giorno 1. Castelmezzano - Pietrapertosa - Volo dell'angelo

Castelmezzano è un comune italiano di 787 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata. Il suo territorio, assieme a quello dei comuni vicini di PietrapertosaAccetturaCalciano e Oliveto Lucano, forma il Parco delle Dolomiti Lucane. La struttura urbana di Castelmezzano è tipicamente medievale, un agglomerato concentrico di case con tetti a lastre di pietra arenaria incastrate in una conca rocciosa. Passeggiare per il centro storico è particolarmente suggestivo per la presenza delle costruzioni inserite nella nda roccia, per le numerose scale ripide che si aprono tra i vicoli e che invitano a salire alle vette sovrastanti e godere dei meravigliosi panorami delle Dolomiti Lucane. Proprio questo rapporto equilibrato del centro abitato con le componenti naturali, rispettando il paesaggio circostante, ha permesso a Castelmezzano di essere definita città-natura ed inserita nel club de I borghi più belli d’Italia. Da Castelmezzano è possibile raggiungere il borgo di Pietrapertosa, e viceversa, effettuando il Volo dell’Angelo, si tratta di una visita inusuale ma densa di forte emozioni, imbracati e agganciati ad un cavo di acciaio, per qualche minuto, il visitatore librato nell’aria avrà la possibilità di godere dell’ebbrezza del volo e di un panorama che solitamente è concesso solo agli uccelli o se volete agli angeli. E' proprio questo il motivo che mi ha spinto a raggiungere questo stupendo borgo.

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Giorno 2. Sasso di Castalda - Ponte alla luna

Sasso di Castalda è un comune italiano di 817 abitanti della provincia di Potenza, in Basilicata. Sorto intorno al 1068, il territorio è stato abitato sin dall'epoca romana in quanto poco distante vi era la Via Herculea. Citato per la prima volta in un documento della seconda metà dell’undicesimo secolo, fu una roccaforte normanna. Chiamatasi a lungo Sasso, ha assunto la denominazione attuale nel 1863. Dopo l’abolizione dei feudi, i moti risorgimentali e l’annessione al Regno d’Italia, partecipò ai successivi avvenimenti nazionali e agli ultimi due conflitti mondiali, risentendo dei tipici problemi del Meridione e in particolare dell’emigrazione. Del suo patrimonio storico-architettonico, fanno parte la chiesa dell’Immacolata, in cui è conservato un settecentesco busto di Sant’Emidio che protegge dai terremoti. Sono arrivato qui per percorrere i due ponti Tibetani, il percorso di questi ponti si sviluppa sulle sponde del “Fosso Arenazzo” che si apre proprio ai piedi del suggestivo centro storico. Attraverso le stradine che si diramano tra le caratteristiche abitazioni in pietra del centro storico, si raggiunge la partenza del primo ponte, lungo 95 metri e sospeso a circa 70 metri di altezza, attraverso il quale si giunge alla sponda opposta su un versante caratterizzato da formazioni geologiche caratteristiche. Percorrendo il sentiero lungo la sponda del “Fosso” si supera la cappella votiva e si raggiunge in 15 minuti la partenza dell’impressionante “Ponte alla Luna”.
Con una campata unica di ben 300 metri e sospesi nel vuoto a 120 metri di altezza dal torrente sottostante, si raggiunge letteralmente attraverso l’aria, il rudere del castello che domina dall’alto il villaggio.
All’arrivo ci attende una sky-walk in vetro sospesa sul ponte e un belvedere attrezzato per rifiatare qualche minuto, ammirando il panorama delle montagne circostanti seduti sugli antichi ruderi.
Percorrendo un breve tratto in discesa sulle scalinate in pietra, si ritorna verso il centro storico passando per la caratteristica chiesetta di San Nicola recentemente restaurata.
La durata totale del percorso dei ponti tibetani è di circa 1 ora e mezza.

Matera e Craco

Craco è un comune italiano di 762 abitanti della provincia di Matera in Basilicata.

Negli anni sessanta, il centro storico ha conosciuto un'evacuazione che lo ha reso una vera e propria città fantasma. Tuttavia, questo fenomeno ha contribuito a rendere particolare l'abitato di Craco, che per tale caratteristica è diventato una meta turistica ed un set cinematografico per vari film. Craco sorge nella zona collinare che precede l'Appennino Lucano a circa 390 m s.l.m., a mezza strada tra i monti e il mare, nella parte centro-occidentale della provincia. Il territorio è vario, con predominanza dei calanchi, profondi solchi scavati in un terreno cretoso dalla discesa a valle delle acque piovane. 

Le prime tracce delle origini di Craco sono alcune tombe, che risalgono all'VIII secolo a.C. Come altri centri viciniori, è probabile che abbia offerto riparo ai coloni greci di Metaponto, quando questi si sono trasferiti in territorio collinare, forse per sfuggire alla malaria che imperversava nella pianura.

Craco fu successivamente un insediamento bizantino. Nel X secolo monaci italo-bizantini iniziarono a sviluppare l'agricoltura della zona, favorendo l'aggregamento urbano nella regione.

La prima testimonianza del nome della città è del 1060, quando il territorio fu sottoposto all'autorità dell'arcivescovo Arnaldo di Tricarico, che chiamò il territorio Graculum, ovvero piccolo campo arato.

Per accedere alla città ci muniamo di un biglietto che da diritto alla visita del centro storico tramite il percorso messo in sicurezza ed accompagnati da una guida che ci spiega un pò quali siano potute essere le cause dell'abbandono. Ci sono varie ipotesi e concause, la frana del 1963 sembra essere avvenuta in seguito a lavori di infrastrutturazione, fogne e reti idriche, a servizio dell'abitato, spiegato in modo semplice, ogni abitazione di Craco aveva un proprio pozzo per la raccolta di acqua piovana, quando queste case furono allacciate alla rete idrica comunale i pozzi vennero abbandonati ma continuavano a essere pieni di acqua che si infiltrava nel terreno sottostante, con il passare degli anni il terreno comincia a franare ed gli abitanti venivano man mano trasferiti a valle  in località "Craco Peschiera". Allora il centro contava quasi 2000 abitanti. Si è cercato di rimediare ma nel 1972 un'alluvione peggiorò ulteriormente la situazione, impedendo un'eventuale ripopolazione del centro storico e dopo il terremoto del 1980 Craco vecchia venne completamente abbandonata.

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Giorno 1. Civita di Bagnoregio - la città che muore

Castelmezzano, Pietrapertosa e Sasso di Castalda

Giorno 2. Orvieto

Giorno 1. Matera - la città dei Sassi

Orvieto è un comune italiano di 20.594 abitanti della provincia di Terni in Umbria. Orvieto sorge su una rupe di tufo tra i 280 (Piazza Cahen) ed i 325 (S. Francesco) m. s.l.m., e domina la valle del fiume Paglia, affluente di destra del Tevere e che proprio sotto la città riceve da sinistra il Chiani, la Chiana Romana proveniente dalla Valdichiana. Questa enorme mesa tufacea, che si erge dai venti ai cinquanta metri dal piano della campagna, si deve al collasso di ground sourge (nubi e valanghe ardenti) dall'attività quaternaria dei vulcani del sistema Volsinio, relitto nella caldera che ospita il lago vulcanico di Bolsena, il più grande d'Europa, quello. Orvieto è una città antichissima, piena di fascino e storia, oltre ad essere un centro vivace e ricco di eventi Le origini di Orvieto risalgono alla civiltà etrusca: i primi insediamenti, sono del IX° secolo a.C. e si localizzarono all'interno delle grotte tufacee ricavate nel massiccio su cui sorge attualmente la città. Dopo essere stata annessa nel III° secolo a.C. ai territori di Roma, Orvieto rimane sotto la sua dominazione fino al declino dell'Impero Romano d'Occidente. Diviene poi libero Comune, e durante le lotte tra Guelfi e Ghibellini, è strenua oppositrice del Barbarossa, rimanendo fedele al Papa. Forte della considerazione dello Stato Pontificio, Orvieto può così prosperare per tutto il Medioevo, raggiungendo l'apice dello sviluppo nel XIII° secolo con la costituzione del Consiglio generale dei 400 e l'elezione del Capitano del Popolo. E' durante questo periodo che si ebbe un fervido lavoro di costruzione di palazzi ed edifici sacri tra cui spicca il celeberrimo Duomo, risalente al 1263, indubbiamente la testimonianza architettonica più importante della città, con la sua splendida facciata gotica e con la ricchezza delle decorazioni e delle cappelle interne. Nella città antica troviamo poi il Pozzo di San Patrizio, edificato nel 1527 su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. Quest'incredibile opera idraulica, fu infatti realizzata per garantire l'approvvigionare di acqua della sovrastante rocca dell'Albornoz in caso di assedio o conflitto. D'altronde, Orvieto è sospesa tra cielo e terra, tra la superficie e ciò che si cela sottoterra: una realtà tutta da scoprire è la celebre Orvieto Underground, la Città Sotterranea. Labirinti, passaggi, grotte, cavità... una vera e propria città parallela scavata e modellata dagli abitanti e nel corso dei secoli, assolutamente da non perdere. Di grande interesse storico archeologico, anche la Necropoli del Crocefisso del Tufo risalente al periodo etrusco. Inoltre, si ricordano il Palazzo dei Sette del 1300, il Palazzo del Capitano del Popolo (XII° secolo) nel quale si tenevano le riunioni del Consiglio Popolare, le chiese di S. Andrea (XII° secolo), S. Domenico (XIII° secolo), S. Giovenale (XI° secolo), Palazzo Soliano (1262) al cui interno sono ospitati due musei: il Museo dell'Opera del Duomo ed il Museo d'Arte Moderna. Dulcis in fundo, lo splendido  Teatro Mancinelli risalente al 1866 e riaperto al pubblico nel 1993 dopo un lungo restauro.

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Giorno 2. Craco - la città che muore

Matera è un comune italiano di 60 371 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e seconda città della Basilicata per popolazione, nonché il più grande comune per superficie della Basilicata.Nota con gli appellativi di "Città dei Sassi" e "Città Sotterranea", è conosciuta per gli storici rioni Sassi, che fanno di Matera una delle città ancora abitate più antiche al mondo. Tanti sono i riconoscimenti di questa città. I Sassi sono stati riconosciuti il 9 dicembre 1993, come Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, primo sito dell'Italia meridionale a ricevere tale riconoscimento. Il 21 novembre 1954 è stata proclamata, con delibera comunale, Civitas Mariae ed  Il 17 ottobre 2014 Matera è stata designata, insieme a Plovdiv (città sita in Bulgaria), Capitale europea della cultura per il 2019. Matera, come già detto è nota anche come città dei Sassi, proprio per la peculiarità e l'unicità del suo centro storico. Scavati e costruiti a ridosso della Gravina di Matera, una profonda gola che divide il territorio in due, i Sassi di Matera, rioni che costituiscono la parte antica della città, si distendono in due vallette, che guardano ad est, leggermente sottoposte rispetto ai territori circostanti, separate tra loro dallo sperone roccioso della Civita. Il Sasso Barisano, girato a nord-ovest sull'orlo della rupe, se si prende come riferimento la Civita, fulcro della città vecchia, è il più ricco di portali scolpiti e fregi che ne nascondono il cuore sotterraneo. Il Sasso Caveoso, che guarda invece a sud, ubicato in una lama più ampia e corta, assume vagamente la forma di una cavea teatrale, da cui forse prende il nome. Al centro la Civita, sperone roccioso che separa i due Sassi, sulla cui sommità si trovano la Cattedrale ed i palazzi nobiliari. Insieme formano l'antico nucleo urbano di Matera, dichiarato dall'UNESCO paesaggio culturale.

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